Mannoia: "Noi donne? Complicate"
Nel titolo del suo ultimo album "Il movimento del dare" Fiorella Mannoia invita "ad aprirsi agli altri". L'interprete dopo sette anni torna con brani inediti solari e positivi, scritti da autori come Battiato e Ferro. C'è anche spazio per un piccolo mea culpa: "Noi donne siamo troppo complicate - dice a Tgcom -. Vogliamo partner non troppo machi ma neanche mici". Dà un consiglio a Giusy e su X Factor dice la sua, senza peli sulla lingua...
Ben sette anni prima di tornare con un disco di inediti. Cosa è successo?
Il tempo è letteralmente volato. Prima il lungo tour e la promozione del disco con Ron, Pino Daniele e Francesco De Gregori. Poi l'album con gli autori brasiliani che mi ha portato via ben due anni di lavoro. Ed eccoci di nuovo qui.
Il singolo “Io posso dire la mia sugli uomini”, scritto da Ligabue, può essere considerato una 'costola' di “Quello che le donne non dicono”?
Direi proprio di sì. E' stupefacente come a distanza di vent'anni dal testo di Ruggeri, noi donne ci scopriamo ancora complicate. I rapporti umani sono sempre problematici. Vogliamo i partner distaccati ma non troppo, ma neanche troppo mosci...
Nessuna soluzione all'orizzonte?
No. Forse è proprio questo il bello delle grandi storie d'amore no? Che tutto sia complicato. C'è sempre una parte dei sentimenti che è in subbuglio e noi viviamo sempre con la speranza di piacere agli altri sempre e comunque. Alcune volte riuscendoci, altre no.
Per la prima volta collabora con Tiziano Ferro che le ha donato “Il re di chi ama troppo”. Cosa l'ha colpita del testo?
E' l'immagine perfetta di chi ama. Il re con la corona della pazienza in testa. La costruzione di un amore è lenta e necessita di tanta pazienza anche per mantenerlo vivo e integro.
E' così difficile aver pazienza coi tempi che corrono?
Sembrerebbe proprio di sì. E' la pazienza che manca per capire l'altro e anche per chiedere scusa quando si sbaglia, ecco scusa è una parola che sembra sia scomparsa dal vocabolario. Siamo tutti presi da noi stessi.
E' per questo che Battiato auspica l'apertura agli altri parlando di rose ne “Il movimento del dare”?
Esatto! Franco ha voluto spiegare in poesia attraverso lo sbocciare della rosa, il suo profumo, la bellezza e il colore il desiderio di sconfiggere l'atteggiamento di paura generalizzato. Bisogna darsi agli altri e capire gli altri. Non come Cossiga che auspica l'infiltrazione dei servizi dentro i cortei dei ragazzi che protestano contro il decreto Gelmini.
http://www.tgcom.mediaset.it/spettacolo/articoli/articolo432608.shtml